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L’Italia piange Totò Schillaci, eroe delle notti magiche.

La morte di Salvatore “Totò” Schillaci ha lasciato un vuoto profondo nel mondo del calcio italiano e tra tutti coloro che lo hanno ammirato come uno degli eroi delle “Notti Magiche” del Mondiale del 1990. L’ex attaccante della Juventus, dell’Inter e della Nazionale italiana è deceduto all’età di 59 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro al colon. Ricoverato in gravi condizioni nel reparto di pneumologia dell’ospedale Civico di Palermo a inizio settembre, Schillaci ha lottato fino alla fine, come era solito fare in campo, ma questa volta non ce l’ha fatta. La sua scomparsa ha scosso l’intero Paese, non solo per il suo contributo al calcio italiano, ma per l’impatto che ha avuto sulla cultura popolare, diventando un’icona sportiva e un simbolo nazionale.

L’Ascesa di Totò Schillaci: Dalle Origini Siciliane alla Juventus

Salvatore Schillaci, noto a tutti come Totò, era nato il 1° dicembre 1964 a Palermo, in uno dei quartieri più umili della città, il Cep. Fin da giovane, mostrò un grande talento calcistico, anche se inizialmente non riuscì a entrare nella squadra della sua città, il Palermo, per pochi milioni di lire. Fu così che il Messina, squadra di Serie B, decise di dargli un’opportunità acquistandolo nel 1982, quando Totò aveva appena 18 anni. Nei primi anni al Messina, Schillaci affinò il suo talento, segnando progressivamente sempre più gol e diventando il punto di riferimento per la squadra.

Sotto la guida di allenatori come Franco Scoglio e Zdenek Zeman, l’attaccante palermitano esplose definitivamente nella stagione 1988-1989, quando segnò 23 reti e si laureò capocannoniere della Serie B. Fu quella stagione straordinaria a catapultarlo nel calcio che conta, attirando l’attenzione di club di Serie A, e nel 1989 la Juventus decise di acquistarlo per una cifra significativa: 6 miliardi di lire. Schillaci si integrò subito nella squadra bianconera, segnando 15 gol in 30 partite di campionato nella sua prima stagione. Le sue prestazioni furono fondamentali per la vittoria della Coppa Italia e della Coppa UEFA, e tutto ciò lo proiettò verso la convocazione in Nazionale per i Mondiali di Italia ’90, un’occasione che cambiò per sempre la sua vita.

Il Mondiale di Italia ’90: Le Notti Magiche di Totò

Italia ’90 non fu solo un torneo di calcio, fu un evento che unì il Paese e catturò l’immaginario collettivo di milioni di tifosi. E Totò Schillaci, partito inizialmente come riserva, divenne l’eroe inatteso di quelle “Notti Magiche”. Convocato dal commissario tecnico Azeglio Vicini, Schillaci doveva essere una seconda scelta in attacco, dietro ad Andrea Carnevale. Ma già nella partita inaugurale contro l’Austria, la storia prese una piega diversa. Con l’Italia bloccata sullo 0-0, Vicini decise di far entrare Schillaci, e quattro minuti dopo il suo ingresso in campo, Totò segnò di testa il gol decisivo, sfruttando un perfetto cross di Gianluca Vialli. Quel momento segnò l’inizio di una cavalcata straordinaria per Schillaci e per l’Italia.

Totò diventò rapidamente il titolare dell’attacco azzurro, formando una coppia devastante con Roberto Baggio. Continuò a segnare gol fondamentali, portando l’Italia alla semifinale con sei reti in cinque partite: tra le sue vittime, la Cecoslovacchia, l’Uruguay e l’Irlanda. La sua corsa si interruppe solo contro l’Argentina di Diego Maradona in una semifinale drammatica, giocata a Napoli. L’Italia fu eliminata ai rigori, con un gol di Claudio Caniggia a spegnere i sogni di un’intera nazione. Tuttavia, Schillaci non si fermò, segnando un altro gol nella finale per il terzo posto contro l’Inghilterra, e finendo il torneo come capocannoniere con 6 reti, ottenendo anche il titolo di miglior giocatore della competizione.

Quei gol e quella passione esplosiva, rappresentata dagli iconici “occhi spiritati” dopo ogni marcatura, lo trasformarono in un’icona istantanea. L’Italia non vinse quel Mondiale, ma Schillaci entrò nell’immaginario collettivo come il simbolo delle “Notti Magiche”, l’inno cantato da Gianna Nannini e Edoardo Bennato che ha segnato quell’estate indimenticabile.

Il Declino Post Mondiale e L’Esperienza in Giappone

Dopo il picco di Italia ’90, la carriera di Schillaci prese una piega più complicata. Nonostante le aspettative altissime, il suo rendimento con la Juventus calò drasticamente nelle stagioni successive. Non riuscì a ripetere le prestazioni della stagione 1989-1990 e, nonostante la vicinanza di un altro campione come Roberto Baggio, Totò non andò oltre i pochi gol segnati nei campionati successivi. Alla fine della stagione 1991-1992, con l’arrivo di Gianluca Vialli alla Juventus, Schillaci perse ulteriormente spazio, e così decise di trasferirsi all’Inter nel 1992 per 8,5 miliardi di lire.

Anche all’Inter, tuttavia, non riuscì a ritrovare il suo tocco magico. In due stagioni con i nerazzurri segnò solo 11 gol in 30 partite e partecipò alla vittoria della Coppa UEFA, anche se lasciò il club prima del termine della stagione 1993-1994. A quel punto, prese una decisione inusuale per un calciatore italiano dell’epoca: si trasferì in Giappone, allo Júbilo Iwata, squadra della Yamaha, diventando il primo calciatore italiano a militare nel campionato nipponico. La sua esperienza in Giappone fu positiva: tornò a essere un idolo, segnando 31 gol nella sua seconda stagione, e vinse la J-League nel 1997, prima di ritirarsi definitivamente dal calcio giocato nel 1999.

La Vita Dopo il Calcio: Televisione, Politica e Popolarità

Dopo il ritiro dal calcio, Schillaci non si allontanò mai del tutto dalle luci della ribalta. Tornato in Italia, si dedicò a varie attività, tra cui la politica, candidandosi nel 2001 come consigliere comunale di Palermo con Forza Italia, ruolo dal quale si dimise dopo un paio d’anni. La sua vera passione, tuttavia, rimase il mondo dello spettacolo. Partecipò a numerosi programmi televisivi, tra cui il reality show “L’Isola dei Famosi” nel 2004, dove si fece conoscere a una nuova generazione di italiani, e prese parte a vari film e serie TV, tra cui “Squadra antimafia – Palermo oggi” nel ruolo di un boss mafioso.

Nel 2023, Schillaci tornò a far parlare di sé partecipando al reality “Pechino Express”, arrivando fino alle semifinali in coppia con la sua seconda moglie, Barbara Lombardo. La sua capacità di reinventarsi, il suo carisma e la sua semplicità gli permisero di rimanere nel cuore degli italiani anche dopo la fine della sua carriera calcistica.

Un Eroe Nazionale e un Simbolo Indimenticabile

Nonostante le difficoltà incontrate dopo il Mondiale del 1990, Totò Schillaci è e rimarrà per sempre una delle figure più iconiche della storia del calcio italiano. I suoi sei gol in quel torneo, gli occhi sgranati e le braccia al cielo dopo ogni rete, rimangono immagini scolpite nella memoria collettiva. Il suo contributo a quelle “Notti Magiche” è stato inestimabile, e per una generazione di tifosi, Totò rappresenta il sogno e la speranza di un’Italia che voleva vincere e si era innamorata del calcio come mai prima d’ora.

Con la sua morte, l’Italia non perde solo un grande campione, ma anche un uomo che ha saputo portare gioia, emozione e orgoglio a un’intera nazione. Totò Schillaci ci lascia a 59 anni, ma il suo ricordo rimarrà per sempre, come quel ragazzo siciliano che, con le sue giocate e il suo cuore, riuscì a far sognare un Paese intero durante un’estate indimenticabile.

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