L’ALMONE

Ultimamente vi abbiamo parlato dei Laghetti “segreti” e sotterranei di Roma.
Ma lo sapete che Roma ha anche un Fiume sotterraneo? E sapete che questo fiume è il terzo fiume più importante di Roma dopo il Tevere e l’Aniene?
Oggi parliamo dell’ALMONE! Un fiume – in antichità – quasi sacro soprattutto per le qualità organolettiche delle sue acque visto che si trattava di acqua Vulcanica e che la sorgente era ai Colli Albani dal sito https://abitarearoma.it/almone-terzo-fiume-roma/#:~:text=A%20Roma%20non%20esistono%20soltanto,acqua%20pi%C3%B9%20importante%20di%20Roma.
Nell’epoca romana era anche oggetto di scritti degli autori dell’epoca (come Ovidio che ne parlò nella sua Metamorfosi) si parlava dell’Almone come di un “affluente del Tevere, a mezzogiorno di Roma, dove i sacerdoti di Cibele ogni anno lavavano la statua della dea e tutti gli arredi sacri appartenuti al suo culto” e pare che il nome venga dall’omonimo dio fluviale, padre della ninfa Lara. La testimonianza più recente, forse in parte ripresa dalla Metamorfosi, è trasmessa dal codice Ottoboniano latino 251 della Biblioteca Apostolica Vaticana, databile al 1470 circa, il quale spiega a foglio 50v, che l’Almo-nis “è il fiume attraversato da coloro i quali si avviano verso (la Basilica di) San Paolo (fuori le mura) e nel quale i romani ogni anno lababant la dea Cibele”.
Il fiume si snoda tra i Colli Albani e dentro Roma fino al Tevere. Dopo aver attraversato la Via Appia, la Basilica di San Giovanni in Laterano e il Colosseo esso sfocia sotto il Ponte Palatino, nella Cloaca Maxima (testualmente “la fogna più grande”, costruita dai Romani nel VII sec. a. C. per risanare il Foro romano e il Circo Massimo). Sul colle Palatino, nell’odierna Area Archeologica del Foro Romano, sorgeva il Tempio di Cibele, il simbolo era una pietra nera proveniente dalla Frigia e trasportata a Roma per emulare il culto orientale. Nel rito della Lavatio Matris, che si svolgeva annualmente il 27 marzo a partire dal 204 a. C., anno di inizio del culto a Roma, la pietra sacra veniva immersa nell’Almone proprio nel punto di confluenza con il Tevere e seguendo il suddetto rito.
Il fiume fu interrato o deviato a seconda delle necessità umane nel tratto che attraversava la città di Roma.
Oggi si scorge all’altezza di Via Vallericcia, nell’odierno rione Quarto Miglio e prosegue dentro il quartiere Appio Pignatelli, poi lungo il Parco della Fonte Egeria e infine lungo la Valle della Caffarella.
All’altezza di Via Appia Antica vicino l’attuale Sepolcro del Domine Quo Vadis, l’Almone si interra nuovamente e percorre l’area occupata dal quartiere della Garbatella.
Da qui poi percorreva un tratto lungo la Circonvallazione Ostiense e si diramava dolcemente in due direzioni: da una parte lungo il contemporaneo Ponte Settimia Spizzichino per attraversare poi la Via Ostiense e dall’altra lungo l’odierna stazione metropolitana Garbatella.
I due rami dell’Almone si ricongiungevano infine alla foce che corrispondeva, secondo la Carta Archeologica del Comune di Roma afferente gli scavi eseguiti nel 2003, al tratto della Via Ostiense presso la Centrale Montemartini, ovvero a valle del Ponte dell’Industria citata anche nel saggio “Le Acque di Roma” di Renato Lefèvre (1974), il quale la trovò inaccessibile per la presenza degli impianti dei Gazometri………………………………………………………
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